Ciao a tutti amici lettori! Ben ritrovati a un nuovo appuntamento di “Venerdì da cosplayer”. Come è stato il ritorno al solito tran,tran? traumatico? Vi viene voglia di piangere nella vasca come nella vecchia pubblicità di Costa Crociere? Oppure siete in super fermento per i vostri preparativi per l’ormai sempre più vicino Lucca Comics? Prima che il vostro cuore diventi ricolmo di adrenalina e ansia vi faccio un grosso regalo Settembrino dandovi la nuova intervista della settimana.
La vostra Gray, dopo una piccola pausa, si è rimessa a caccia di notizie e nonostante le sue difficoltà nel trovare cosplayer da intervistare, alla fine ha trovato un cosplayer dai poteri cosmici che occupa minuscoli spazi vitali! Signori e signore è con grande piacere che vi presento Emanuele Brigandì!
Ciao Emanuele! Innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito. Comincio con la nostra domanda di rito: quando hai cominciato a fare cosplay?
“Bella domanda. Non sei la prima che me la fa e con il tempo ho perso anche il conto. Ho cominciato a fare cosplay nel…2002? Sono passati un gorzigliardo di anni, anche se riguardando le foto di famiglia mi sono reso conto che mi vestivo in modo improprio anche quando ero piccolo. Se non vogliamo considerare il carnevale di quando si era piccoli, sì, penso 2002, 2001.”
Quindi sei un veterano del cosplay!
“ Sì, non so nemmeno come sia ancora in piedi. O si vive abbastanza da morire da cosplayer o se no si diventa i cattivi. Com’è? Ho parafrasato un po’ forse”
O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo
“ Esatto! Io in questo momento sono ancora vivo, ma neanche un cattivo”
Però ci potresti arrivare.
“Lo spero! I cattivi sono fichissimi, per cui…”
Ti faccio una domanda un po’ personale. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti a questo mondo? Cosa ti ha spinto a dire a te stesso voglio farlo anche io?
“ Guarda, paradossalmente ritorna l’affermazione precedente e cioè che io lo facevo ancor prima di sapere che si chiamasse cosplay. A me piaceva guardare i cartoni animati, lo faccio tutt’ora anche mentre lavoro come sottofondo, quando sono a casa e faccio qualche progetto al pc, per farmi compagnia metto i cartoni animati e quindi chiaramente quando ero piccolo avevo degli eroi ed essendo vecchio tutt’oggi ho degli eroi che sono degli anni 80, fine settanta ecc. Tutti gli eroi della Tatsunoko, Kyashan, Hurricane Polymar, Kenshiro ovviamente, io li adoravo e obbligavo mio fratello con le mantelline della nonna e il passamontagna a fare lui Robin e io Batman per interpretare la serie di Batman mandata in onda su Radio Montecarlo, quello degli anni 70. Per cui, la domanda è, quand’è che il cosplay ha deciso di annettermi, perchè di base ho sempre amato vestire i panni dei miei eroi preferiti anche solo indossando un dettaglio per andare a scuola. Quando cominciai a leggere Dylan dog alle medie, per dire, riuscivo ad andare a scuola con la camicia rossa e la giacca nera,mentre i miei compagni si vestivano normali diciamo”
Involontariamente hai anticipato la mia prossima domanda. Come hai detto i tuoi eroi hanno sempre fatto parte della tua vita in qualche modo, ma nella vita di tutti i giorni, cosa fai?

“Come tutte le persone normali mi sveglio, scendo nel tinello, faccio colazione e poi vado a lavorare. Sono un grafico pubblicitario e faccio l’art director in una casa editrice e chiaramente lì mi si chiede una forma mentis più quadrata, più attenta ai dettagli e qui gioca a mio favore la mia pignoleria innata. Un dettaglio, una piccolezza fuori posto per me è un macigno insopportabile e che quindi devo risolvere. Poi nel pomeriggio quando tutto è finito, prendo la mia ragazza, torniamo a casa e penso ai miei prossimi costumi. Non posso farne a meno. Guardo un cartone o una serie e dico, senza accorgermene “io potrei fare questo”. Ovviamente non li faccio tutti, anche perchè il tempo è poco, perchè lavorando non si ha il tempo di fare tutto quello che si vuole. Ci sono costumi che puoi fare in breve tempo e altri che hanno bisogno di tempi più lunghi e a volte si accavallano e non sempre puoi fare tutto. Se fossi ricco, ma purtroppo non lo sono, allora farei quello tutto il giorno.”
Che ne sai, magari mentre diventi cattivo diventi anche ricco, chi lo sa.
“ Quello lo spero”
Chissà, chissà. Molto bene, entriamo ora nell’argomento topico di questa settimana. Proprio quest’anno sei stato selezionato, insieme ai tuoi compagni Guglielmo Zamparelli e Francesca Aliberti, per gareggiare al European Cosplay Gathering, in breve ECG, che si è tenuto a Parigi non molto tempo fa. Vorresti spiegare ai nostri amici a casa cos’è l’ECG e le differenze con il CNC?
“L’ECG a cui ho partecipato insieme a Misa e Sho, appunto Guglielmo e Francesca, è più che una gara, l’incontro, un rendez-vouz di tutte le nazioni europee che con le gare cosplay si affrontano appunto a Parigi con i loro costumi. Ci si divide tra singolo e gruppo, noi infatti eravamo un gruppo. C’è un ambiente potente, di competizione interessante e positiva, molto stimolante con dimensioni e spazi che in Italia non esistono. A parte Lucca che è titanica e il Comicon di Napoli che anch’esso è molto grande, sono sicuramente le più importanti in Italia, Parigi ha una dimensione molto internazionale. La differenza, sostanzialmente, sta solo nel luogo. Nel CNC siamo in Italia tramite la selezione delle sue province,mentre l’ECG ti ritrovi a confrontarti in territori internazionali.”
Quanto ha emozionato te e la tua squadra sapere innanzitutto di essere stati scelti per rappresentare il cosplay italiano in un contesto così grande, cioè quello europeo?
“Quando siamo stati selezionati non partivamo con l’idea di essere scelti. A Lucca abbiamo portato i tre monelli di Nightmare Before Christmas che a livello costumistico sono abbastanza semplici,perciò siamo partiti con l’idea di divertirci, perché quando ci si diverte lo spettacolo esce, l’intenzione traspare e quando hanno detto i nostri nomi io non ci volevo credere. Mi sono dovuto tappare la bocca e brrrrbrbr! E una volta scemata la gioia, anzi, come dice il caro Luca Panzieri “scema la gioia”, per me è stata evidente la pressione. Per me era la prima volta, mentre per Guglielmo e Francesca era la seconda volta, poiché avevano già gareggiato in coppia come team e quindi non era più per la serie mi sveglio, faccio un cosplay se mi piace vado e gareggio se no non ci vado e mi diverto. Se vai li, invece, senti la pressione del sei lì, sei rappresentante italiano, devi far fare bella figura all’Italia, non c’è una seconda opzione, non c’è vediamo, non c’è rimandiamo, c’è solo scegliere il progetto, farlo al massimo delle tue capacità, farlo vedere ai tuoi amici più cari e sentire le loro critiche costruttive, fare le dovute modifiche nel corso dei mesi e fare il lavoro al meglio. Non ti sentirai mai pronto al 100% anche se abbiamo fatto anche delle prove e, vi dirò, una di queste è andata anche male, cioè meno bene delle altre. Il palco di Parigi è un qualcosa di pazzesco. Avendo calcato quasi tutti i palchi d’Italia non è paragonabile a quello di Parigi. Anche il pubblico è diverso. In italia se non li prendi magari l’applauso c’è, ma è più spento, mentre in Francia, forse perchè c’è più questo senso di partecipazione più alto, c’è questo applauso che viene dal cuore subito e ti senti anche più motivato”
Avete avuto paura di non essere all’altezza? O ve la siete giocata fino alla fine al massimo?
“ Certo! Una volta che hai fatto tutto quello che dovevi fare, da un punto di vista di lavoro, vestito, protesi, scena ecc… Sei lì e devi dare il massimo. Lasci il via libera a tutto, parti e preghi che vada tutto per il meglio”
Come vi è venuto in mente di scegliere proprio Hocus Pocus? Come è stato per voi vestire i panni delle tre streghe più eccentriche del panorama cinematografico degli anni 90? E’ stata una scelta di pancia o una strategia per colpire il pubblico nostalgico?
“Assolutamente di pancia. Dopo la giornata di Lucca, si sa, che si comincia a discutere e Guglielmo mi fa “Manu, io vorrei fare una cosa” e io conoscendo Guglielmo, conoscendo la situazione avendo approntato insieme lo spettacolo dei 3 monelli sul divertimento assoluto, in qualche modo sapevo già cosa voleva propormi. Gli dico “tu vuoi fare le streghe di Hocus Pocus” e lui mi fa “e tu come facevi a saperlo?” e io ho risposto “perchè è la cosa più improbabile e imponibile da proporre” a parte per Francesca che era perfetta per il suo ruolo, era divertente vedere due uomini trasformarsi in donne e streghe contemporaneamente. Quella sera lo dissimo per gioco, poi ci abbiamo pensato un po’, abbiamo messo su altri nomi, ma poi abbiamo deciso con pancia di tenere l’opzione iniziale, perché sentivamo sarebbe piaciuto anche al pubblico”

Quindi è stata una grossa percentuale di pancia, ma c’è stato comunque un fondo di strategia, poiché anche l’intrattenimento è un aspetto del cosplay
“Certo! L’aver scelto di pancia prima ha portato successivamente e inevitabilmente una fase di ragionamento. Se una cosa ti piace, ma a livello di spettacolo non dice un gran ché tu puoi anche farlo, ma non avrai la stessa resa. Devi sempre pensare che stai andando a fare una gara. Devi anche pensare se ciò che vuoi portare può essere anche interessante per il pubblico, quindi vale la pena andare? Oppure no? Fortunatamente le due cose hanno coinciso sia con il nostro gusto personale che con una scelta tecnica dello spettacolo. E’ come giocare a calcio: se vai a calcetto ti diverti e basta, ma se sei la nazionale italiana il team deve scegliere una strategia. Si deve scegliere cosa fare e cosa non fare. Nel cosplay magari posso fare cose che mi rendono esteticamente bello, parlo come singolo in questo esempio, ma a parte essere bello non trasmetto nulla. Sono una bella statuina.”

Quali sono i tuoi o i vostri progetti futuri? Si può avere una piccola anteprima o è tutto TOP SECRET?
“Non è top secret, semplicemente non ne ho la più pallida idea. Al momento stiamo lavorando a qualcosa di abbastanza semplice, perchè il prossimo appuntamento a cui presenzierò sarà il Games Week di Milano, un appuntamento ludico, niente gare. E lì saremo allo stand ufficiale della Bandai Namco come promoter di Cyberpunk2077, il gioco che uscirà da qui a poco e quindi sto lavorando a questo costume in particolare, niente di troppo complicato, oggettistica per lo più. Poi ci sarà Lucca, ma essendo io e i miei amici i campioni uscenti saremo impossibilitati a partecipare, ma saremo in giuria esattamente come quando sono stato campione CNC non ho potuto partecipare a nessuna gara per un anno, poichè ero il rappresentante nazionale. Sicuramente per il futuro ci sarà il confrontarsi con altre realtà, non necessariamente italiane. Rimanere nel proprio giardino è una cosa che da molta sicurezza. Magari vinci anche tante volte, ma non capisci qual è il tuo livello e dove potresti arrivare”
Cambiando argomento: se dovessi scegliere un personaggio che ti rappresenta quale sarebbe? E perché ti senti vicina a lui/lei?
“Non ne ho la più pallida idea. Sono legato a dei personaggi che non farò mai, perché non ho fisicamente il taglio per farli. Uno può dirmi “ah fregatene puoi farlo lo stesso”, sì, ma non è la stessa cosa. Se fai cosplay come lo intendo io, lo fai per il tuo piacere personale, ma anche che rispecchi la mia fisicità. Ci sono personaggi che, purtroppo, non hanno la mia fisicità e mai l’avrò, quindi per non sentirmi io in imbarazzo e non dare modo di chiacchierare che non capiscono nulla del mondo del cosplay non lo faccio, ma non lo faccio innanzitutto per me, perché non renderei bene quello che ho in mente di quel personaggio. Se penso a qualcosa che non ho fatto e mi piace penso a qualcosa di Dragon Ball, Vegeta o Freezer che magari farò prima o poi, ma ci vuole anche tempo ”
Bene, siamo giunti finalmente all’ultima domanda della nostra intervista. Che consiglio daresti al nostro pubblico cosplayer desideroso di cimentarsi nella selezione Internazionale?
“Chiaramente scegliere qualcosa che all’atto pratico dia la possibilità a chi vi giudica di poter valutare tutto. Poter valutare le vostre capacità costumistiche, le vostre capacità nello spettacolo. Non essere belli e statici, nè essere super animali da palcoscenico, non avere totalmente niente addosso. Lo spettacolo rende sempre più di un costume per il pubblico, anche perché da lontano nessuno può vedere i dettagli di un costume, anche se sono fatti bene. La giuria, invece, deve valutare tutto e grazie al prejudging possono vedere i dettagli del vostro costume. Non pensate a cose come “ah ma tanto questo non si vede” no no, si vede, anche perchè in quel momento possono davvero guardare ogni cosa. Quindi fate tutto accuratamente e fate un bello spettacolo. Anche se magari il pubblico non conosce il vostro personaggio, ma fate comunque clamore, avete vinto. Noi pensiamo di aver fatto centro in Francia, nonostante molti giovani non conoscessero Hocus Pocus ci hanno fatto moltissimi complimenti dicendo che abbiamo fatto un grande spettacolo. Questo credo che sia il massimo della soddisfazione.”
Ti va di salutare i nostri amici di Epicos News?
“Ciao a tutti gli amici di Epicos News e in bocca al lupo a tutti quanti per tutti i vostri progetti”
E un caloroso grazie a tutti voi per essere arrivati fino a qui. Se vi va condividete l’articolo su tutti i vostri canali social e noi ci vediamo al prossimo appuntamento. Qui è tutto dalla vostra Grayfox_001 e alla prossima!